Devastazioni e allagamenti
in Mozambico Malawi e Zimbabwe
per il passaggio del ciclone Idai
Il Presidente del Mozambico Filipe Jacinto Nyusi ha descritto gli effetti del ciclone Idai come “un disastro umanitario di grandi proporzioni” e ha assicurato che “la priorità del governo è salvare vite tra le oltre 100.000 persone che abitano nelle aree colpite dal passaggio del ciclone tropicale Idai”.
Nel solo Mozambico sono morte 417 persone secondo quanto ha annunciato il ministro dell’Ambiente Celso Correia. In Zimbabwe sono morte almeno 139 persone e 59 in Malawi.
L’entità della devastazione appare sempre più grande, mano a mano che i soccorritori raggiungono l’area colpita.
“Terrificante ed enorme”, è questo il risultato della verifica iniziale fatta dalla Croce Rossa a Beira, nel Mozambico centrale, dopo il passaggio del ciclone Idai sulla città di Beira.
Enormi le distruzioni, anche nei vicini Malawi e Zimbabwe: l’emergenza è gravissima, le organizzazioni umanitarie chiedono aiuto per portare sostegno immediato alle popolazioni colpite. C’è bisogno di acqua, cibo, beni di prima necessità. La testimonianza del vescovo di Beira.
E’ una devastazione assoluta quella portata dal ciclone Idai in Mozambico e la seconda città del paese, Beira.
Beira, città di 500 mila abitanti, di fatto non esiste più poichè il 90% dei suoi edifici è stato distrutto e poichè un’enorme pozza d’acqua la circonda è praticamente impossibile raggiungerla per i soccorsi che possono arrivare solo in elicottero.
Grave anche la situazione sanitaria, per il rischio di un’epidemia di colera dovuta alla contaminazione delle acque e quella alimentare, poiché numerosi magazzini sono andati distrutti e le provviste perdute.
Il ciclone ha investito gran parte dell’Africa sud orientale, colpendo anche Zimbabwe e Malawi, con un numero di sfollati complessivo che si stima attorno ai due milioni di sfollati.
Monsignor Claudio Dalla Zuanna, arcivescovo della città di Beira, scrive: «L’unico blocco operatorio di tutta la regione, quello dell'ospedale centrale, è inservibile, è stato scoperchiato e allagato.
L’emergenza riguarda anche l’approvvigionamento di alimenti. Il cibo per molte famiglie è già un’emergenza, e anche in città le scorte sono limitate perché molti magazzini e negozi sono stati scoperchiati e le derrate alimentari perdute».
È la testimonianza di monsignor Claudio Dalla Zuanna, vescovo di Beira, raggiunto dall’agenzia Dire. «Delle 25 parrocchie dell'area», continua, «praticamente tutte hanno avuto danni più o meno gravi, e tre chiese sono state letteralmente rase al suolo».
«Impressiona», continua monsignor Dalla Zuanna, «che in questo scenario quando si chiede a qualcuno come stia, generalmente risponde “bene”, con un sorriso sulle labbra.
In periferia, dove le casette sono molto precarie, tutte le lamiere volate dai tetti sono state raccolte e ognuno ha cercato di fare per la sua famiglia un piccolo rifugio, magari appoggiando un paio di lamiere alle uniche due pareti rimaste.
Il ciclone Idai, che si è abbattuto sul Mozambico la notte di giovedì 14 marzo, ha causato più di 300 vittime (ma si teme che il numero finale possa essere molto più alto) e oltre un milione e mezzo di sfollati.
Particolarmente grave è la situazione della città di Beira, nel Nord del Paese, che di fatto è quasi totalmente distrutta.
Le prime testimonianze che arrivano dai soccorritori sono drammatiche: «Molte comunità dell’entroterra sono isolate.
I danni si prospettano enormi, anche se al momento è impossibile stimarne la reale entità.
Per di più, nei prossimi giorni sono previste nuove esondazioni dei fiumi presenti nella regione.
I nostri operatori presenti in città ci riferiscono di scarsità d’acqua potabile e innalzamento dei prezzi dei beni alimentari e di prima necessità.
Siamo in una fase di vera emergenza», aggiunge. «Occorre ripartire da zero per offrire supporto in modo tempestivo alla popolazione delle aree colpite.
Ci stiamo muovendo per avviare interventi umanitari che possano salvare la vita della popolazione messa in ginocchio dalla forza distruttrice del ciclone.
Ci stiamo mobilitando per dare assistenza alla popolazione, coordinandoci con la comunità nazionale e internazionale presente in Mozambico.
I prossimi giorni saranno decisivi per capire la gravità dei danni e definire le priorità d’azione.